Immagine dell'Oceano Atlantico nel racconto di Liberi di Andare

Gli autonoauti

Come attraversare l’Oceano in macchina

La storia che vogliamo raccontarvi è quella di Marco, che nel 1999 ha viaggiato a bordo di un auto galleggiante attraversando l’Oceano Atlantico in 118 giorni.

Senza Frontiere – Come e perché nasce questa idea di voler viaggiare a bordo di un auto galleggiante?

Marco – L’idea nasce dal sogno di mio padre, uomo dalle mille avventure (ha fatto il giro del mondo in Lambretta, ha attraversato in paracadute ascensionale il Sahara, l’Alaska e San Francisco), che nel 1978 provò a realizzare questa “pazzia“.
Purtroppo venne fermato da imprevisti burocratici

SF – Esiste qualche tipo di significato che ha portato tuo padre a voler realizzare questa impresa?

M – Siamo abituati ad incanalare idee, pensieri e stili di vita.
Il voler trasformare una “macchina” (che rappresenta l’età adulta, il lavoro, la società moderna,…) in un “giocattolo” da mettere anche in acqua, è come rompere uno schema mentale e pratico, un certo pensiero già preconfezionato.
Nel pensiero di mio padre c’era questo, un modo per continuare a sognare

SF – Cosa ti ha insegnato questa filosofia?

M – Questo modo di vedere la vita di mio padre, mi è rimasto; un modo di vivere un po’ “contro il sistema

SF – Infatti nel 1999 hai voluto portare avanti questo sogno.
Da dove siete partiti e dove siete arrivati?

M – Siamo partiti dalle Canarie, per attraccare 118 giorni dopo nei Caraibi.
Abbiamo utilizzato vento e correnti marine che nascono dalla Spagna e soffiano costantemente verso Ovest.
Nello specifico abbiamo ripercorso la stessa rotta di Cristoforo Colombo

SF – Avete trovato tempeste?

M – Abbiamo trovato mari di tutti i tipi, ma solo verso la fine abbiamo avuto qualche imprevisto.
Saremmo dovuti arrivare prima dell’estate, invece per problemi tecnici, il viaggio si è prolungato fino alla fine dell’estate, quando nascono i cicloni tropicali.
Noi eravamo sulla rotta di uno di questi.
Essendo ormai quasi alla fine della traversata, abbiamo azzardato e per fortuna ci ha solo presi di striscio

SF – Facciamo un passo indietro, a prima della partenza.
Come si prepara un viaggio del genere?

M – La preparazione cambia da viaggio a viaggio.
Per questo tipo di traversata, ci sono voluti mesi, perché eravamo 5 persone (i miei due fratelli e due nostri amici), divisi in due macchine.
Per la scelta delle auto abbiamo optato per delle macchine che avessero “un’anima“, macchine d’epoca con una certa poetica.
Una volta scelta la vettura, si elabora per poter permettere ad essa di galleggiare

SF – Cosa mangiavate?

M – CI siamo procurati molto cibo liofilizzato (quello utilizzato anche dagli astronauti).
Avevamo anche scorte di pasta e di riso.
Il mangiare è fondamentale in un viaggio del genere, perché essere in mezzo all’oceano è come essere in mezzo al deserto; il paesaggio intorno è sempre uguale e le giornate sono molto lunghe, il cibo le riempie (oltre che la pancia).
Molte volte il tema del giorno era solamente cosa cucinare e come.
Ogni tanto abbiamo anche pescato, anche solo per far passare il tempo.
Ci siamo anche nutriti di plancton, molto utile per la vitamina C.
Per poterlo recuperare abbiamo utilizzato delle collant; il sapore è di misto pesce

SF – Dove dormivate?

M – Avevamo, sopra il tettuccio, la nostra cuccetta.
Ma nei momenti più critici entravamo nell’abitacolo

SF – Com’era una giornata tipo?

M – Io e il mio compagno di auto, avevamo ritmi molto diversi.
Io mi svegliavo all’alba, leggevo, pescavo, e col tramonto andavo a letto; lui, la sera, rimaneva a guardare e studiare le costellazioni, e la mattina prima delle 11 non si vedeva

SF – Ormai sono passati molti anni dalla traversata dell’Oceano Atlantico; quali sono i tuoi attuali progetti?

M – Quello di finire il giro d’Italia, sempre a bordo di un auto galleggiante, iniziato ed interrotto nel 2009.
Partirò da Genova e cercherò di arrivare fino a Venezia

SF – Ti auguriamo la realizzazione anche di questo sogno.
Grazie mille Marco di aver condiviso con noi la tua storia

M – Grazie a voi.
Viva i sognatori


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