Immagine del fiume Mekong in Asia

Pedalata lungo il Mekong

La storia che vogliamo raccontarvi è quella di Corrado, ragazzo di Modena, che in sella alla sua bici ha seguito il percorso di uno dei fiumi più lunghi d’Asia, il Mekong.
440 km, 2 mesi e 10 giorni percorsi tra Tibet, Cina, Laos, Thailandia, Cambogia, Vietnam.

Come nasce l’idea di seguire il percorso del Mekong in Bicicletta?
E’ un progetto nato nel 2008 insieme alla mia ex-compagna, che accompagnava turisti in bicicletta. Dopo che le nostre strade si sono divise, decisi comunque di compiere questo viaggio da solo, e a settembre 2013 sono partito.

Come mai hai scelto scelto di percorrere proprio il Mekong?
Mi era piaciuta l’idea di percorrere un fiume dalla sua sorgente, fino all’arrivo nel mare. Mi ha affascinato il pensiero di percorrere un fiume così lungo e importante come il Mekong, che attraversa nazioni, culture, lingue completamente diverse tra loro.

Come ti sei preparato fisicamente per percorre 4400 km?
Facendo delle camminate nelle campagne modenesi, giusto per allenare un po’ la gamba. Più che altro è stata una preparazione logistica.

Come ti regolavi per dormire, mangiare…?
Ho alloggiato in guest house, oppure ho chiesto ospitalità alle persone locali, cercando di evitare di dormire in tenda, così da potermi riposare meglio e farmi una doccia. Per il mangiare mi fermavo nei vari baracchini lungo la strada.

Immagine del fiume Mekong
Il fiume Mekong

Hai avuto problemi con i bagagli?
Fortunatamente il paese più freddo è stato il primo, il Tibet, quindi appena superato ho fatto un pacco di tutta la roba invernale e mi sono liberato così di 8 kg.

Hai trovato strade difficili da attraversare?
Un sacco di volte ho trovato strade chiuse per frane, soprattutto in Tibet. Se sei in macchina o motorino, stai lì ed aspetti. Io avevo la fortuna di essere in bicicletta, quindi me la caricavo in spalla e cercavo vie secondarie.

E’ stato complicato spostarsi da stato a stato?
La parte più complicata è attraversare il confine tra Tibet e Cina, per ovvie ragioni politiche. Il punto dove ho provato ad attraversare io è praticamente chiuso agli stranieri, quindi ho provato clandestinamente a superarlo, ma al secondo posto di blocco mi hanno fermato e rispedito al punto di partenza. Alla fine per passare il confine ho avuto bisogno di un visto tibetano ed un permesso militare.

Come venivi accolto dalle persone locali?
Con i cinesi che ho incontrato io ho avuto un rapporto di menefreghismo, nel senso che quando ho avuto bisogno si un aiuto, non si sono mai dimostrati molto disponibili. Negli altri posti invece ho incontrato persone accoglienti e cordiali.

Qual è stato il luogo che ti ha emozionato di più?
Sicuramente il Tibet, è un luogo magico. Con le sue montagne, i suoi colori le sue persone, mi ha rubato il cuore.

C’è qualche persona che ti è rimasta più impressa?
Non per essere ripetitivo, ma questa persona l’ho conosciuta in Tibet. Vicino ad un monastero c’era un anziano che non sapeva una parola d’inglese. Senza pensarci su mi ha ospitato a casa sua e mi ha dato da mangiare. Era un uomo che aveva sempre vissuto sui monti tibetano e non conosceva molto la tecnologia, infatti ogni volta che tiravo fuori il cellulare o l’Ipad, si arrabbiava molto. E’ stato un incontro splendido.

Quali sono state le tue sensazioni il primo giorno del viaggio?
Mi sentivo sul tetto del mondo, molto elettrizzato, però avevo anche abbastanza timore di quello che sarebbe successo.

A cosa si pensa quando si fanno così tanti chilometri in bici da solo?
Io di solito penso a quanto sarà buono il mangiare che troverò e quanto sarà bello farmi una doccia. Sono molto pratico nei miei pensieri, vivo il momento appieno.

Avendo fatto molti viaggi in bicicletta, quali differenze hai trovato tra questo
e gli altri?
Questo è stato più difficoltoso dal punto di vista fisico e logistico. Ho viaggiato da Modena ad Istanbul, ho girato tutto il Vietnam, ma questo è stato di gran lunga più faticoso, per esempio le salite del Tibet, oppure alcune strade in Cina. Anche lo stare così tanto tempo da solo, faticare da solo, non è stato facile.

Cosa ti ha lasciato questo viaggio?
Le sensazioni che ho provato si sono sedimentate dentro di me. E’ un’esperienza che volevo fare da molto tempo e il fatto di averla realizzata mi ha fatto sentire più completo. Ho scoperto molti miei limiti caratteriali, tanti lati della mia persona. Mi ha fato capire che un viaggio così lungo in solitudine non lo farei più, ora ho molto più voglia di condividere con gli altri, forse perché ora sono sposato e con un figlio.

Hai altri progetti di viaggi, magari in compagnia della tua famiglia?
Ho il progetto con mia moglie di andare a vivere in Vietnam. Se mai lo farò voglio arrivarci in bicicletta, partendo da Modena.


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