Ecco la seconda parte dei racconti di viaggi di Liberi di Andare in Uzbekistan. Questa volta mi trovo a Bukhara, la capitale dell’omonima regione.
Lo so, forse dovrei postare due foto dei vari luoghi che sto visitando, ma alla fine preferisco farvi vedere che un viaggio è fatto di incontri. Vorrei mostrarvi, attraverso la mia esperienza, che chi è culturalmente e religiosamente diverso da noi, può allungare una mano per aiutarti.
Ieri ho percorso oltre 400 km su una strada ricca di passione, da Khiva a Bukhara. Pochi km prima della destinazione, mi accorgo che il freno davanti mi stava abbandonando e a stento sono riuscito ad arrivare ad un ostello.
Come metto la moto sul cavalletto scrivo subito al mio meccanico di fiducia, il quale mi gela dicendomi che potrebbe trattarsi della pompa del freno. Purtroppo in Uzbekistan non ci sono meccanici per le moto, quindi neanche pezzi di ricambi.
Inizio subito a mandare SMS a destra e sinistra e quel santo di Federico (il meccanico) mi trova il pezzo. Non resta che spedirlo e trovare qualcuno che lo possa cambiare. La ricerca non porta i frutti sperati, infatti il primo meccanico si trova a Dushanbe in Tagikistan a circa 1000 km da dove mi trovo.
La mattina seguente decido di ripartire, ma poco prima di ingranare la prima, si avvicina un signore (che ieri mi aveva visto far manutenzione alla moto) e in un modo o nell’altro, mi lascia l’indirizzo di un ragazzo appassionato di moto.
Parte subito la ricerca del moto fan e quando lo riesco a trovare mi assicura che me l’avrebbe sistemata da li a poco tempo.
“Bene!” esclamo.
Lui annuisce.
Poi mi fissa.
Allora io lo fisso.
Lui mi rifissa e sorride.
…faccio una faccia scema e andiamo avanti così per un po’.
Alla fine, dopo 20 minuti rompe gli indugi dicendo
“ah, non qua, ma da un mio amico“.
“Bene………… ” rispondo.
Dopo 5km arrivo da questo “amico” che si presenta subito con un grande sorriso.
“Mister welcome!”
Restiamo altri 20 minuti a guardarci tra tutti e come per magia spunta un terzo amico! Quello giusto!
Mi fanno smontare le borse e contro ogni legge fisica fanno passare la moto dentro ad uno porticina in uno scantinato decisamente angusto.
Il cartello bike center e qualche pezzo di ricambio per bicicletta non fanno aumentare le mie speranze, ma per fortuna c’era qualche scooter a tirare su il mio umore.
È arrivato il momento di operare. I meccanici prendono gli strumenti del mestieri e si bloccano. Iniziano a fissare la moto e…. la moto ricambia, fissandoli.
Passa qualche minuto e lo scantinato si riempie. Gli uzbeki si moltiplicano e iniziano a fioccare foto che neanche ad un matrimonio….
Arrivo al dunque, dopo una mezz’ora, una buona dose di parole colorite in uzbeko, qualcuna anche in italiano, il danno è riparato!
La cosa bella? Che non hanno voluto neanche un dollaro. Ho insistito e niente. Alla fine ho pressato e hanno accettato la metà di quello che volevo dargli.
Abbracci, baci, foto e… e mi hanno pure trovato ed accompagnato da un millesimo amico a fare rifornimento di benzina!
Potrebbe sembrare una storia banale, ma vedere i loro occhi entusiasti nel darmi una mano, mi ha stupito e fatto riflettere….
P.S.: Era pur sempre domenica!
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